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Infortuni e morti bianche. L'INAIL e l'ANMIL: "Mai abbassare la guardia"

anmil

10 ottobre 2008. Alla vigilia della 58° Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro i presidenti dei due Istituti si confrontano sui temi della sicurezza, della prevenzione e della formazione

Concordi sulla necessità di non abbassare mai il livello di guardia nella lotta agli infortuni e alle morti bianche. Concordi sulla volontà di promuovere una solida azione formativa che prenda le mosse già dai banchi di scuola. Concordi, infine, nel richiamare tutti i soggetti in campo - Istituzioni, lavoratori, associazioni sindacali e datoriali - a uno sforzo comune in nome della prevenzione e della sicurezza. Alla vigilia della 58° Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, l'Anmil e l'INAIL colgono l'occasione per un confronto a tutto campo che sembra registrare diversi punti di convergenza.

Il primo: la lotta agli incidenti sul lavoro deve essere sostenuta da uno sforzo continuo e costante, anche al di là di cifre che registrano bilanci assai più ottimistici rispetto al passato. "Da questo punto di vista i dati sembrano segnalare un andamento in controtendenza, ma ciò non toglie che il numero delle morti bianche, con 3-4 vittime al giorno, sia comunque impressionante", dice il presidente dell'Anmil, Pietro Mercandelli. "Naturalmente ci auguriamo che questi segnali positivi si consolidino ulteriormente, ma la cautela resta ancora d'obbligo. Non vorremmo, infatti, che questa "tendenza al ribasso" si traduca in meno attenzione, perché è proprio quando l'attenzione si allenta che esplode la tragedia. Dunque non abbassiamo la guardia". Un appello accolto immediatamente dal presidente dell'INAIL, Marco Fabio Sartori. "Mercandelli ha ragione", replica. "Che da sei anni sia in corso una diminuzione sostanziale del numero di incidenti in generale e delle morti bianche, in particolare, è un dato incontestabile. Ciò non toglie che, per un Istituto come il nostro che ha come ideale il "tasso zero" di infortuni, sia una realtà non ancora sufficiente a farci dichiarare soddisfatti".

Ma qual è la strada che porta a questo risultato? "I risultati positivi ottenuti in questi anni sono frutto di uno sforzo comune e di una campagna di sensibilizzazione condotta da diversi soggetti: dal Presidente della Repubblica, alle associazioni sindacali e datoriali, all'Anmil e all'INAIL", continua Sartori. "Ma credo che una parte importante della futura diminuzione degli infortuni non possa che essere il frutto di un cambiamento prima di tutto culturale nell'approccio al lavoro. La vera sfida passa da qui: da una cultura del mondo del lavoro radicata in modo solido nei valori della prevenzione e della sicurezza".

Un cambiamento mentale, prima di tutto. Ma che richiede una strategia d'intervento ad ampio raggio e in grado di coinvolgere tutti. "Siamo certamente grati al Presidente Napolitano che ormai quasi quotidianamente fa sentire la propria voce su questo tema, ma crediamo che non si faccia ancora abbastanza da parte delle Istituzioni", sostiene Mercandelli. "A nostro giudizio serve un ulteriore sforzo per quanto riguarda la comunicazione e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Ma serve, soprattutto, un maggior senso di responsabilità da parte dei datori di lavoro nei confronti di un fenomeno che rappresenta un'emergenza sociale. Spesso, ancora oggi, tutto quello che riguarda la sicurezza e la prevenzione viene considerato da un'azienda solo come una spesa aggiuntiva da sostenere. Invece si tratta di un dovere civile".

Il cammino è difficile e le variabili in campo, giorno dopo giorno, sempre più differenziate. "Ci sono settori, come l'edilizia, in cui la stragrande maggioranza dei nuovi assunti è rappresentata da lavoratori extracomunitari. E questo comporta un approccio senza dubbio complesso per la diffusione di una autentica cultura della prevenzione", afferma Sartori. "L'INAIL, nel raccogliere sfide così importanti, è chiamata a tenere conto di realtà del genere e ha intenzione di farlo attraverso un'attività di formazione mirata e condotta attraverso una stretta collaborazione col sindacato e le associazioni di categoria. E, per quanto riguarda la scuola, attraverso un approccio specificatamente orientato al mondo del lavoro e che cominci almeno nei due anni precedenti l'inserimento professionale dei giovani".

Un punto, quello della formazione "work-oriented", su cui l'Anmil concorda. "Crediamo che a livello generale si faccia ancora troppo poco per contrastare il fenomeno degli infortuni e il contrasto può essere esercitato attraverso azioni molteplici", sostiene Mercandelli. "Sono necessari, a nostro giudizio, maggiori controlli e ispezioni, ma anche un intervento più forte sulla formazione dei lavoratori, e questo a partire dal mondo della scuola. L'obiettivo è fare sì che ogni attività di correzione dei comportamenti sbagliati diventi un patrimonio comune e insegnato anche a chi non ha uno sbocco professionale. Serve, insomma, un livello culturale più forte e una più forte conoscenza dei rischi: in particolare per quanto riguarda le mansioni e i settori più pericolosi, là dove c'è flessibilità accentuata".

Infine, il presidente dell'INAIL valuta con attenzione uno dei "temi caldi" delle rivendicazioni dell'Anmil. "Per quanto riguarda le rendite erogate l'Associazione ha di certo buone ragioni per lamentarsi e di ciò siamo perfettamente consapevoli", conclude Sartori. "La mia speranza, pertanto, pur nei ristretti limiti di bilancio che lo stato della finanza pubblica attualmente ci impone, è di potere presto intervenire attraverso opportuni riconoscimenti. E auspico, in futuro, di potere coinvolgere maggiormente l'Anmil anche su altri importanti ambiti di rilevanza comune".

 

     

 

CORRIERE della SERA

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2008-10-17

tre dirigenti dell'Ilva condannati per la morte di due operai nel 2003

Giornata di strage sul lavoro: otto vittime

Ragusa, 38enne morto in una vasca per la lavorazione del cioccolato. Piacenza, albanese ucciso da alta tensione

MILANO - Un'altra giornata nera, listata a lutto, sul lavoro. L'ennesima, con bilancio finale di otto vittime, dalla Sicilia al Veneto. Nel giorno in cui il tribunale di Taranto ha condannato tre dirigenti dell'Ilva e tre di una ditta appaltatrice (assolvendo però il presidente del polo siderurgico pugliese Emilio Riva) con pene fino a un anno e 4 mesi per la morte di due operai, vittime di un incidente sul lavoro avvenuto nel 2003.

SICILIA - È ancora tutta da chiarire la dinamica dell'incidente che a Ragusa ha causato la morte di Giuseppe Tumino, 38 anni, in una piccola fabbrica dolciaria, la ex Gisal (ora Ciocodor). È stato trovato senza vita intorno a mezzanotte, cinque ore dopo la fine del suo turno di lavoro, quando in fabbrica, che avrebbe dovuto riaprire tra qualche giorno dopo un periodo di chiusura, non c'era nessuno. All'arrivo della polizia penzolava dall'orlo di una vasca di cioccolata alta tre metri, con il torace schiacciato. Dentro non c'era cioccolata e probabilmente l'operaio la stava pulendo, in vista della riapertura, o provava il funzionamento della macchina utilizzata per mescolare la pasta di cacao.

CAMPANIA - Un altro operaio, Guido Palumbo, caduto da una scala mentre lavorava in un'officina a Casoria è morto al Cardarelli di Napoli. Era dipendente di una ditta di lavorazione del ferro. Sempre in Campania Massimiliano Strifezza, 33 anni, è morto in un cantiere edile in località Spineta del comune di Battipaglia (Salerno), schiacciato da un pannello di copertura di un capannone industriale che in quel momento era manovrato da una gru.

EMILIA ROMAGNA - A Roveleto di Cadeo, nel Piacentino, Luan Qosya, albanese di 38 anni, è rimasto folgorato dall'alta tensione. Dipendente di una ditta lattoniera, era su una piattaforma alzata da un braccio meccanico a circa otto metri da terra e, mentre stava facendo alcune manovre, ha urtato i cavi elettrici ed è caduto a terra. Alla lunga lista si aggiunge Giuseppe Tabone, 57 anni, originario di Gela (Cl): stava lavorando alla ristrutturazione di una casa a San Vitale Baganza (Parma) quando è caduto dal ponteggio alto sei metri.

BASILICATA - È morto invece travolto dal trattore che stava utilizzando sul suo terreno Mauro Strozza, 56 anni, a Barile (Potenza). Il mezzo pesante si sarebbe ribaltato ed è rimasta ferita, in maniera non grave, anche un'altra persona che si trovava accanto alla vittima. Sulla dinamica di questo incidente indagano i carabinieri: la vittima era un pregiudicato e aveva con sé una pistola.

TOSCANA E VENETO - A Subbiano (Arezzo) Luca Cerofolini di 30 anni è morto schiacciato dal tronco che stava abbattendo con una motosega. I soccorritori lo hanno trovato agonizzante ed è morto poco dopo. Non stava lavorando, invece, Hind Larabi, 21 anni, marocchina: la giovane donna è stata vittima di un incidente sul lavoro avvenuto negli spazi della ditta Ali Saldature ad Arcole (Verona); uccisa sotto una catasta di ferro caduta dal muletto guidato dal fidanzato che la donna era andata a trovare.

17 ottobre 2008

 

 

 

 

2008-10-12

napolitano: "È doveroso tenere viva l'attenzione sul fenomeno"

Nel 2007 1200 "morti bianche", gli invalidi del lavoro sono oltre 800mila

I dati diffusi per la 58esima giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro

ROMA - Ogni giorno, in Italia, si verificano 2.500 incidenti sul lavoro, muoiono tre persone e 27 rimangono permanentemente invalide. Nel 2007 le morti bianche, secondo i dati Inail, sono state circa 1.200. Oggi sono oltre 800 mila gli invalidi del lavoro e quasi 130 mila i superstiti di caduti sul lavoro. Sono i dati forniti dall'Anmil, l'Associazione nazionale fra i mutilati e invalidi del lavoro, in occasione della 58esima Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, che si celebra oggi. Cifre, viene sottolineato, che testimoniano la persistente gravità del fenomeno infortunistico, una delle principali cause di morte, e con "quasi il doppio dei decessi rispetto agli omicidi". Una giornata, sottolinea l'Anmil, per richiamare l'attenzione delle istituzioni, delle forze sociali e dei mezzi di informazione sulla questione. Ma anche occasione "per denunciare le drammatiche condizioni di vita" degli invalidi e dei superstiti delle vittime "per i quali è necessario arrestare - chiede l'Anmil - il progressivo deterioramento dei livelli di tutela indennitaria, interrompendo la deriva assistenzialistica verso cui il sistema si sta spingendo negli ultimi anni. Basti pensare che una vedova percepisce in media una rendita di appena 700 euro al mese". Per l'Anmil, allo stesso tempo, deve però "essere un impegno condiviso da tutti quello di arginare il fenomeno degli infortuni sul lavoro, con una vera e responsabile applicazione delle norme per la prevenzione, sia da parte delle aziende che dei lavoratori".

NAPOLITANO - "È doveroso tenere viva l'attenzione al fenomeno, non demordere nell'allarme sulla sua gravità sociale, applicare e migliorare le norme legislative. È, questo, un obiettivo di civiltà che dobbiamo al sacrificio dei tanti caduti, mutilati ed invalidi sul lavoro". Lo afferma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato all'Anmil. Il Capo dello Stato ricorda infatti che la realtà quotidiana propone "casi drammatici, persino ripetitivi nella loro dinamica, storie personali e familiari di dolore e sofferenze".

FINI E SCHIFANI - "Il fenomeno delle morti bianche costituisce una emergenza sociale assoluta, che offende la coscienza di ognuno di noi ed impone a tutte le istituzioni un deciso impegno volto a porvi urgentemente fine" ha scritto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un messaggio indirizzato al presidente dell'Anmil, Pietro Mercandelli.

"La sicurezza dei lavoratori rappresenta una priorità assoluta per il nostro paese e questa consapevolezza deve spingerci a un costante impegno per valorizzare e diffondere tra i cittadini una cultura di maggiore attenzione e precauzione negli ambienti lavorativi, dove l'attuazione delle norme a tutela della salute e della vita dei lavoratori deve essere piena ed efficace" ha sottolineato, sempre in un messaggio inviato all'Anmil, il presidente del Senato, Renato Schifani.

 

12 ottobre 2008

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2008-10-17

A Ragusa un operaio cade in un silos di cioccolato. Tre lavoratori perdono la vita precipitando

Operaio folgorato nel Piacentino. Romeno schiacciato nel Casertano. Altri morti vicino Arezzo e Verona

Morti bianche, la strage continua

Otto vittime sul lavoro in 24 ore

Napolitano: "Basta". Schifani: "E' emergenza nazionale"

Morti bianche, la strage continua Otto vittime sul lavoro in 24 ore

ROMA - Ancora infortuni mortali sul lavoro: otto vittime in ventiquattro ore. Dal Nord al Sud, la tragedia delle morti bianche non sembra arrestarsi. A Ragusa, un operaio di 38 anni, Giuseppe Tumino, è morto in una fabbrica di cioccolato precipitando dentro un silos di cioccolato fuso. A Parma, un artigiano siciliano, Giuseppe Tabone di 57 anni, ha perso la vita precipitando da un'impalcatura. E poi c'è stata la morte di Massimiliano Strifezza, 33 anni, vittima anch'egli di un infortunio sul lavoro in un cantiere edile a Battipaglia, in provincia di Salerno. Un operaio è morto folgorato nel Piacentino; un ventunenne ha perso la vita schiacciato da lastre di marmo nel Casertano. E all'ospedale Cardarelli di Napoli, è morto stamane Guido Palumbo, 35 anni, operaio, caduto ieri da una scala nell'officina in cui lavorava. A Subbiano, in provincia di Arezzo, un trentenne muore schiacciato dal tronco che stava abbattendo. Non stava lavorando, invece, Hind Larabi, 21 anni, marocchina, uccisa però sotto una catasta di ferro caduta dal muletto guidato dal fidanzato che la donna era andata a trovare in azienda.

Una lista che sembra non avere termine. Anche nel cantiere edile allestito nell'istituto alberghiero di Roccaraso, in provincia dell'Aquila, è crollata stamane un'autogru e tre operai, di cui due di nazionalità romena, sono rimasti feriti.

"Basta con le morti sul lavoro", aveva detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano appena cinque giorni fa, in occasione della 58esima Giornata nazionale per le vittime. Ogni giorno in Italia rimangono uccisi tre operai, 1.200 morti in un anno: gli infortuni sul lavoro - seppure in costante calo dal 2000 a oggi - sono quasi il doppio delle vittime degli omicidi, due volte quelle della Francia e il 30 per cento in più rispetto a Germania e Spagna. Così scrisse il Censis due mesi fa elaborando i dati del 2007. "Le morti sul lavoro stanno diventando un'emergenza nazionale", ha detto il presidente del Senato Renato Schifani.

La cronaca di queste ore supera la media delle statistiche. Giuseppe Tumino è morto stritolato nella macchina per impastare la pasta di cioccolato nella fabbrica dolciaria Ciocodor di Ragusa. Avrebbe dovuto finire il suo turno di lavoro alle 19, ma a casa non è più rientrato. Insospettita per il ritardo, la moglie ha chiamato il titolare dell'azienda, che a sua volta ha avvertito la polizia. Gli agenti hanno trovato il cadavere parecchie ore dopo: nessuno si era accorto della tragedia.

Giuseppe Tabone, siciliano di Gela, trasferito da qualche anno a Parma per lavorare in una ditta edile, è morto precipitando da un'impalcatura alta cinque metri.

Come Massimiliano Strifezza che lavorava in un cantiere a Spineta, nel comune di Battipaglia: è rimasto schiacciato da un pannello di copertura di un capannone.

Folgorato è morto invece un operaio albanese di 38 anni, colpito da una scarica a Roveleto di Cadeo, nel piacentino: era su una piattaforma aerea a circa otto metri da terra per eseguire dei lavori al tetto di una casa, ha urtato i cavi dell'alta tensione ed è morto sul colpo.

Nel Casertano è morto schiacciato da lastre di marmo cadute da una gru Costache Dan Cristian, 21enne romeno, operaio di una fabbrica di lavorazione marmi in via Polvica a San Felice a Cancello. L'operaio si trovava sotto gru quando improvvisamente la corda che teneva legati i marmi si è spezzata.

A Subbiano, vicino Arezzo, Luca Cerofolini, 30 anni è morto schiacciato dal tronco che stava abbattendo con una motosega. I soccorritori lo hanno trovato agonizzante sotto il pesante fusto: è morto poco dopo.

Non stava lavorando, invece, Hind Larabi, 21 anni, marocchina, rimasta comunque vittima di un incidente sul lavoro avvenuto negli spazi della ditta "Ali Saldature" ad Arcole in provincia di Verona. E' morta sotto una catasta di ferro caduta dal muletto guidato dal fidanzato che la donna era andata a trovare in azienda.

Infine si è spento nell'ospedale di Napoli dove era ricoverato dopo la caduta da una scala, Guido Palumbo, 35 anni. Cinque morti in un solo giorno.

(17 ottobre 2008)

 

 

 

 

2008-10-12

E' la denuncia dell'ANMIL - l'Associazione dei mutilati e invalidi -

Nuovo appello del Quirinale: "Si leva un indignato 'Basta'!"

Morti bianche, tre vittme al giorno

Napolitano: "Applicare le norme"

Morti bianche, tre vittme al giorno Napolitano: "Applicare le norme"

Un operaio al lavoro

ROMA - Ogni giorno, in Italia, tre persone muoiono sul lavoro e 27 rimangono invalide in modo permanente. Nel 2007 le morti bianche, secondo i dati dell'Inail, sono state circa 1.200 e oltre 800 mila gli invalidi. Sono i dati forniti dall'Anmil - l'Associazione nazionale fra i mutilati e invalidi del lavoro - resi noti in occasione della cinquantottesima Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, che si celebra oggi. Cifre che testimoniano la gravità del fenomeno, una delle principali cause di morte e con "quasi il doppio dei decessi rispetto agli omicidi".

Una giornata, si sottolinea all'Anmil, per richiamare l'attenzione delle istituzioni, delle forze sociali e dei mezzi di informazione sulla questione. Ma anche occasione "per denunciare le condizioni di vita drammatiche" degli invalidi e dei superstiti delle vittime", per i quali è necessario arrestare la deriva assistenzialistica verso cui il sistema si sta spingendo negli ultimi anni. "Basti pensare al fatto che una vedova percepisce in media una rendita di appena 700 euro al mese". Per l'Anmil, allo stesso tempo, deve però "essere un impegno condiviso da tutti quello di arginare il fenomeno degli infortuni sul lavoro, con una vera e responsabile applicazione delle norme per la prevenzione, sia da parte delle aziende che dei lavoratori"

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al presidente dell'Associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro, Pietro Mercandelli, un messaggio in cui afferma: "Desidero rivolgere il vivo apprezzamento per il costante impegno associativo a favore della prevenzione nei luoghi di lavoro, della tutela dei lavoratori infortunati, dell'assistenza delle famiglie delle vittime e della sensibilizzazione dell'opinione pubblica. I preoccupanti dati diffusi dall'Anmil e le stesse tragiche cronache di questi giorni confermano quanto cruciale sia la questione della prevenzione sul lavoro. Si è levato naturalmente un indignato 'basta', sinceramente condiviso, di fronte a tragedie che, per la loro dimensione, suscitano il clamore dei media e il coinvolgimento dell'opinione pubblica.

La realtà quotidiana - ha aggiunto il Capo dello Stato - ci ripropone casi drammatici (persino ripetitivi nella loro dinamica), storie personali e familiari di dolore e sofferenze che la vostra Associazione, insieme a tante altre espressioni del volontariato e delle istituzioni, aiuta ad affrontare con un impegno concreto di solidarietà che è giusto riconoscere e valorizzare. C'è indubbiamente, anche un problema di risorse: è decisivo qualificare quelle disponibili perchè si investa in formazione ed informazione, si persegua con determinazione l'obbiettivo dell'abbattimento degli incidenti sul lavoro, si rafforzino le tutele dei lavoratori e si sostengano le famiglie delle vittime sul lavoro".

Il Presidente della Repubblica ha poi concluso dicendo: "Particolare significato assumono le numerose iniziative promosse in ambito scolastico per una più diretta presa di coscienza da parte dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro. E' doveroso tenere viva l'attenzione al fenomeno, non demordere nell'allarme sulla sua gravità sociale, applicare e migliorare le norme legislative. E' questo un obbiettivo di civiltà che dobbiamo al sacrificio dei tanti caduti, mutilati ed invalidi sul lavoro".

Per il Governo è intervenuto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Che ha detto: "Nonostante le statistiche ci dicano che continuano a scendere gli infortuni mortali sul lavoro, dobbiamo mantenere alta la guardia rispetto a un fenomeno che ha una dimensione intollerabile in un paese moderno. Dobbiamo guardare bene alle caratteristiche degli infortuni - ha aggiunto il ministro - a quel quasi 60 per cento di infortuni sulla strada che richiamano tutta la nostra responsabilità perchè ci sia maggiore sicurezza sulle strade, quanto più per le persone che le sfruttano per ragioni di lavoro, così come dobbiamo guardare alla dimensione della piccola impresa, dell'agricoltura, dei cantieri in particolare quelli abusivi che sono luoghi di pericolo immanente per la salute e la sicurezza delle persone. La scelta vera che noi vogliamo fare è quella di alzare molto il livello della capacità della persona di tutelare la propria salute nel luogo di lavoro".

Ma si possono aumentare i controlli nei cantieri? A domandato un giornalista. Il ministro ha risposto che "Si può fare integrando ancor più le capacità ispettive centrali e locali e chiamando al tempo stesso in gioco, come chiedono, le parti sociali con forme di collaborazione tra di esse che già ci sono e vanno incoraggiate in modo che, accanto al controllo delle istituzioni, ci sia anche il cono di luce garantito delle organizzazioni rappresentative dei lavoratori e delle imprese"

L'associazione Articolo21, che ha promosso assieme a Cesare Damiano la "carovana per un lavoro sicuro", esprimono un profondo ringraziamento al presidente Napolitano, in occasione di questa Giornata promossa dall'Anmil, che torna a far sentire la sua voce contro quell'autentica strage quotidiana che si consuma in tanti luoghi di lavoro. "Ci auguriamo - affermano Damiano a Giulietti - che questo appello sia raccolto e che siano davvero applicate le normative che erano state fortemente volute dal Governo Prodi.

(12 ottobre 2008)

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2008-10-18

Il lavoro insicuro uccide: nove vittime in un giorno

È un interminabile, triste, rosario quello delle vittime sul lavoro: dalla Sicilia al Veneto sono nove le persone morte venerdì nei luoghi di lavoro, proprio nel giorno in cui il tribunale di Taranto ha condannato tre dirigenti dell'Ilva e tre di una ditta appaltatrice (assolvendo però il presidente del polo siderurgico pugliese Emilio Riva) con pene fino ad un anno e 4 mesi per la morte di due operai, vittime di un incidente sul lavoro avvenuto il 12 giugno del 2003: due giovani di 24 e 27 anni rimasero schiacciati da una delle gru utilizzate per il movimento delle materie prime.

Sulla catena di morti è intervenuto il presidente del Senato, Renato Schifani: "La drammatica e sconcertante frequenza con cui si ripetono simili episodi desta sdegno in tutti noi. Occorre che le istituzioni tutte e le forze sociali proseguano con la massima determinazione la loro azione per mettere fine a una inaccettabile tragedia". Prende posizione anche il segretario del Pd che dice: "Cantieri e fabbriche non devono essere luoghi di morte ma posti un cui si vive e lavora.

Le norme ci sono si tratta di appilicarle con la necessaria attenzione e se serve severità. Netta condanna poi dal Prc al Governo: "Vergogna, vergogna, vergogna. È una strage infinita e il governo continua a non tutelare il lavoro".

È ancora tutta da chiarire la dinamica dell'incidente che a Ragusa ha causato la morte di Giuseppe Tumino, 38 anni, in una piccola fabbrica dolciaria, la Gisal, trovato senza vita intorno alla mezzanotte, be cinque ore dopo la fine del suo turno di lavoro, quando in fabbrica, che avrebbe dovuto riaprire tra qualche giorno dopo un periodo di chiusura, non c'era nessuno.

All'arrivo della polizia, penzolava dall'orlo di una vasca di cioccolata, alta tre metri. Probabilmente l'operaio la stava pulendo, in vista della riapertura, o provava il funzionamento della macchina utilizzata per mescolare la pasta di cacao.

Un operaio, Guido Palumbo, che ieri era caduto da una scala mentre lavorava in un'officina a Casoria, invece, è morto in nottata al Cardarelli di Napoli. Era dipendente di una ditta di lavorazione del ferro. Sempre in Campania un altro operaio, Massimiliano Strifezza, di 33 anni, è morto in un cantiere edile in località Spineta del comune di Battipaglia (Salerno), schiacciato da un pannello di copertura di un capannone industriale che in quel momento era manovrato da una gru.

A Roveleto di Cadeo, nel piacentino, Luan Qosya, albanese di 38 anni, è rimasto folgorato dall' alta tensione. L'uomo, dipendente di una ditta lattoniera, si trovava su una piattaforma alzata da un braccio meccanico a circa otto metri da terra e, mentre stava facendo alcune manovre, ha urtato i cavi elettrici ed è piombato a terra.

Alla lunga lista si aggiunge Giuseppe Tabone, 57 anni, originario di Gela (Cl) stava lavorando alla ristrutturazione di una casa, a San Vitale Baganza (Parma) quando è caduto dal ponteggio alto sei metri morendo. È morto invece travolto dal trattore che stava utilizando sul suo terreno Mauro Strozza, 56 anni, a Barile (Potenza). Il mezzo pesante si sarebbe ribaltato ed è rimasta ferita, in maniera non grave, anche un'altra persona che si trovava accanto alla vittima. Sulla dinamica di questo incidente vogliono però vederci chiaro i carabinieri: la vittima era un pregiudicato e aveva con se una pistola.

A Subbiano (Arezzo) Luca Cerofolini, 30 anni è morto schiacciato dal tronco che stava abbattendo con una motosega. I soccorritori lo hanno trovato agonizzante sotto il pesante fusto: è morto poco dopo. Non stava lavorando, invece, Hind Larabi, 21 anni, marocchina: la giovane donna però è rimasta comunque vittima di un incidente sul lavoro avvenuto negli spazi della ditta 'Ali Saldaturè ad Arcole (Verona); uccisa sotto una catasta di ferro caduta dal muletto guidato dal fidanzato che la donna era andata a trovare in azienda.

Non ce l'ha fatta ed è morto durante l'operazione all'ospedale di Nola: un operaio romeno di 21 anni, è

morto per le gravi ferite riportate alla testa e al torace dopo un incidente in una fabbrica di lavorazione marmi, a San felice Castello, in provincia di Caserta.

Il ragazzo trasportato d'urgenza all'ospedale di Nola è morto in sala operatoria Secondo le prime ricostruzioni il ragazzo è rimasto schiacciato da lastre di marmo cadute da una gru. Ma sono ancora in corso gli accertamenti per verificare la dinamica e le cause dell'accaduto.

Pubblicato il: 17.10.08

Modificato il: 18.10.08 alle ore 9.01

 

 

 

 

2008-10-12

 

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2008-10-18

 

 

 

 

 

 

2008-10-12

 

 

 

 

 

 

 

 

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